«I remember fondly my musical interactions with saxophonist Paolo Recchia. I’ve played with many good jazz horn players in my career, but Paolo has the elements as a musician that make jazz fun; He swings, plays the blues convincingly, has a beautiful sound, listens and leaves space, too. This fantastic new CD is full of the moments that remind me of why I love jazz music in the first place. The other two members of this remarkable and empathetic trio are Enrico Bracco, whose guitar playing is clear, warm and confident with a strong sense of the history of his instrument, and Nicola Borrelli, who plays his instrument truly for what each moment in the music needs…» (to be continued inside the cover) – Joel Frahm, July 2015
ジャズ批評
ジャズオーディオ・ディスク大賞2015/インストゥルメンタル部門 第9位
#9 on “Jazz Critiques” – Jazz Audio Disc Award 2015 / Instrumental
Recorded at Groovefarm studio, Rome Italy, on March 5, 2015
Recording engineer: Davide Abbruzzese
Mixed and mastering engineer: Luca Bulgarelli
Cover photo: Arianna De Paolis
Inside photo: Matteo Montanari
Paolo Recchia plays: Selmer Mark VI / Meyer 6 mouthpiece, Yamaha 62 R / Ottolink 6* mouthpiece
Wind instrument technician: Daniele Vagnetti
Executive producer: Satoshi Toyoda – Albore Jazz
Production notes
2012年始動のプロジェクト「Three for Getz」で、何百というステージをこなしてきたアルト・サックス/ギター/ベースによるトリオが示す、新たな地平線。モダン・ジャズの型をしっかりと踏まえた前作を出発地点とするならば、本作は文字通りそこからの大いなる飛躍と発展: とりわけメロディと密接に関わりながらアップデートされたリズム・アプローチが、ピアノレス/ドラムレス編成の可能性を押し広げ、より軽快で自由なハーモニーとアンサンブルをもたらしている。
5/4に再編し、コルトレーンのメロディをより美しく引き立たせた「Central Park West」、また同じ5/4でも異なる情緒を描いた「Emmanina」。
トラディショナルなレパートリーも挟みつつ、ハイライトはやはり、タイトル・トラックの「Peace Hotel」、感慨深いワルツ「Post-Aurum」、そしてアルバム全体を優しく締めくくるラストの「Every Time We say Goodbye」。
前作と比べ即興的要素が大きく増し、より自由に自身の声で歌い上げるレッキアのアルト。職人気質で着実に音楽を前へと押しやるボッレッリのベース。そして2015年、『Quiet Man』(auand)や『Optics/Alice Ricciardi』(Inner Circle Music)で素晴らしい感性とオリジナリティを披露したブラッコによる、ときにメセニー風のハーモニー、ときに地中海のフォークロアを思わせる絶妙に効果的なギター・ワーク。
マイルドでソフトな表現、ノスタルジックなアルト・サックス
人肌の温かさで歌うように吹くイタリアのアルト・サックス奏者パオロ・レッキア。好評だった前作『Three For Getz』と同じサックス、ギター、ベースというドラムレスな編成。ベースが安定した力でバンドを支え、爽やかで感性豊かなギターとメロディを美しく歌い上げるサックスが様々な心象風景を描き出す。マイルドでソフトな感覚と明朗快活な表現が同居し、どこかノスタルジックな想い溢れる詩情豊かな世界に浸れます♪(Suzuck)
Tra originali e standard, come la conclusiva Every Time We Say Goodbye di Cole Porter, Paolo Recchia disegna la scaletta del suo “Peace Hotel”, l’album registrato in trio con Enrico Bracco alla chitarra elettrica e Nicola Borrelli al contrabbasso. Le atmosfere risultano rilassate, mansuete, in linea con il titolo programmatico dell’album, per un insieme che riflette relax esecutivo e un evidente senso di interplay tra i protagonisti. Il sassofonista evidenzia il suo rapporto con la tradizione jazzistica, proponendo però una cifra stilistica “viva”, capace di prendere corpo con semplicità e caratterizzata da melodie ariose e cantabili.
Roberto Paviglianiti – strategie oblique
Già dalla copertina questo disco si fa notare per essenzialità, classe, ironia. E non è poco, anche perché il contenuto rispecchia tale bontà. Paolo Recchia appare in una bella foto bianco e nero davanti ad un muro su cui si apre una finestra con fitta grata, a mostrare dietro un panorama di mare aperto. Addosso, una semplice maglietta bianca dominata dalla espressione perplessa ed ammiccante del giovane Woody Allen; dall’altra parte del muro è appoggiato il suo alto sax. Nella copertina posteriore, lungo lo stesso muro, una bambina corre giocando con una ruota verso lo stesso Paolo, stavolta placidamente seduto lungo lo stesso muro.
A me questo Peace Hotel ha dato le stesse sensazioni, all’ascolto, generate da queste belle foto; comunque sensazioni altamente positive. La combinazione musicale originata dalle note del sax di Recchia con la chitarra di Enrico Bracco ed il contrabbasso di Nicola Borrelli, nell’interpretazione di bellissimi standards (Coltrane, Porter, Tristano ed altri) alternati a composizioni originali dei tre musicisti, si rivela in un perfetto equilibrio dominato da un suono compatto, fluido, pacifico come l’Hotel in cui immaginiamo di arrivare, quello della pace del titolo. Brani molto intensi, connubio perfetto fra i tre, ruoli importanti per ciascuno di loro, sebbene ovviamente il sassofonista rivesta il ruolo di solista principe. Tutto ciò nell’assenza di una completa ritmica, di cui non si sente mancanza alcuna, essendo i compagni di musica di Paolo davvero capaci di tenere un ritmo tutto loro. Dando grande dinamica a diversi passaggi dei brani, alternata a situazioni più compassate, sognanti, pacifiche (ritorna il tema). Un gran bel lavoro, tre musicisti in stato di grazia, un protagonista che dopo un ottimo lavoro dedicato a Stan Getz si conferma ad alti livelli.
Sergio Spada – www.jazzconvention.net