ALBCD 021 – Three for Getz – Paolo Recchia

スリー・フォー・ゲッツ/パオロ・レッキア

ルーカ・マンヌッツァ・サウンド・シックスでめざましい飛躍を見せた伊ジャズ界きっての若手アルト奏者=パオロ・レッキアが送る、スタン・ゲッツへの真摯なるオマージュ。クール・ジャズのアイコンとして、また70-80年代には通好みのアルバムをいくつも残したゲッツのレパートリーのなかから9曲を、ラテン・アメリカへの憧憬を漂わせながら、確立された自身のトーンで伸びやかに歌い上げる。サポートを務めるのはエンリーコ・ブラッコ(g)、そしてニコラ・ボッレッリ(b)。

A sound journey led by Paolo Recchia, young outstanding Italian alto sax player, chasing the footprints of the Cool Jazz giant – Stan Getz (ts), that has left numerous repertories through his almost 50 years of career in the U.S, Europe and Brazil. Paolo has taken 9 tracks, well interpreted in trio (as, g, b), paying homage to the music of Getz and his amore for Latin-American music.

Jazz_Critique_magazine_201403ジャズ批評
ジャズオーディオ・ディスク大賞2013/インストゥルメンタル部門 第13位

#13 on “Jazz Critiques” – Jazz Audio Disc Award 2013 / Instrumental

 
 
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Description

Cat#:

Format: CD / ALBCD-021
ARTIST: Paolo Recchia
TITLE: Three for Getz
JAN: 4560312310212

Lineup:

Paolo Recchia (as)
Enrico Bracco (g)
Nicola Borrelli (b)

Rec data:

Recorded at Video Eikon media studio, Lavinio, Roma Italy, on October 31, 2012
Recording engineer : Francesco Bruno
Mixing and mastering engineer : Luca Bulgarelli
Photo [C] 2012 Andrea Palmucci
Liner notes by Dino Piana
[C] [P] 2013 ALBORE JAZZ

Tracks

  1. Indian Summer (Victor Herbert)
  2. Carpetbagger’s Theme (Elmer Bernstein)
  3. Grandfather’s Waltz (Lasse Farnlof)
  4. Three Little Words (Harry Ruby)
  5. First Song (Charles E. Haden)
  6. Hershey Bar (Johnny Mandel)
  7. O Grande Amor (Antonio Carlos Jobim)
  8. Voyage (Kenny Barron)
  9. The Peacocks (James G. Rowles)

Album previews

Voices

serai音楽先進国イタリアの底力を感じさせる、引き締まった構成に情感の潜むジャズ
本当に質のいい品だけを、誇りと良心を持って提供する個人商店が信用できるのは、本誌読者の皆さんならよくご存じだろう。音楽の世界も一緒である。イタリアのジャズを制作・発信する「アルボーレ・ジャズ」という日本のレーベルもその一つ。いつも新譜を楽しみにしている。
イタリアのローマとナポリの中間にある小さな町フォンディ。そこで1980年に生まれたアルト・サックス奏者パオロ・レッキアの『スリー・フォー・ゲッツ』は、偉大なサックス奏者スタン・ゲッツへの敬意を示したアルバムだ。ラテン・アメリカの香りを漂わせつつ、気品ある柔らかい音色と歌心、引き締まった構成の中に込められた情感が伝わる。何度繰り返して聞いても飽きない、大人の音楽だ。若い世代にこれほどの人を輩出するイタリアのジャズの底力、さすが音楽の国は違う。(林田 直樹/サライ2013年10月号)

 

Best Sound/オーディオ評論家が選ぶ優秀録音盤 #33
アルト・サックス、ギター、ベースのトリオがスタン・ゲッツに捧げた作品。ゲッツというよりポール・デスモンドの『ライヴ』が好きな人にすすめたい。涼しげでリラックスした演奏で3つの楽器を極めて素直にとらえた録音も優秀。(田中伊佐資)

 

cdjイタリア・ジャズ界の若手アルト奏者パオロ・レッキアが、スタン・ゲッツに捧げた作品。ギターとベースのトリオによるゲッツ作品集だ。漂うラテンの雰囲気に僅かな清涼感がブレンドされて、むしろこれが好ましい仕上がりとなった。ブラッコ(g)のプレイも控えめながら通好み。ゆったりと穏やかな時間が流れる一枚。

 

0101_autumn2013有楽町マルイ – MUSIC JOURNEY – Autumn Selection / September-November 2013
イタリアの若きアルト奏者、パオロ・レッキアのリーダー作。本作はスタン・ゲッツのレパートリーから9曲をピックアップした内容で、エンリーコ・ブラッコ(g)とニコラ・ボッレッリ(b)がサイドを務めるドラムレスの構成です。西海岸ジャズの雰囲気に、イタリアらしい叙情性が加わったことで独自の世界を再構築しています。ルーカ・マンヌッツァのグループの時とはまた一味違う、ライトでクールなサウンドがここにあり。(kozy)

 

jazzconventionThree for Getz mette in luce l’aspetto melodico, morbido e delicato dell’approccio musicale di Paolo Recchia. Accompagnato dalla chitarra di Enrico Bracco e dal contrabbasso di Nicola Borrelli, il sassofonista si misura con un repertorio ispirato a Stan Getz, costituito da brani spesso affrontati dal sassofonista statunitense: il confronto diventa, di volta in volta, omaggio, riflessione in musica, confronto tra generazioni e attitudini interpretative, rinnovamento dei propri punti fermi e sguardo alla storia del jazz.
I tre elementi presenti in questo lavoro, vale a dire un nume tutelare come Stan Getz, il repertorio normalmente collegato alle sue performance e una formazione, appunto, più leggera come il trio composto da sassofono, chitarra e contrabbasso, offrono il destro a Paolo Recchia per esplorare le proprie peculiarità su un terreno meno frequentato nei suoi precedenti lavori, per mettere da parte la parte più energica e muscolare a favore di una fluida disposizione melodica.
In Three for Getz, il sassofonista italiano riprende temi meno scontati o meno “blasonati” tra quelli solitamente suonati dal Maestro statunitense e si applica alla ricerca di un rapporto fertile con i cardini espressivi e semantici dello stile di Stan Getz. Melodia, naturalmente, ma anche intensità emotiva, la ricerca di una cantabilità semplice e immediata e allo stesso mai banale e poggiata su fondamenta solide. Stan Getz è stato tra coloro che meglio hanno rappresentato l’incontro del jazz con le sonorità del Brasile, uno tra i primi jazzisti riconosciuti a livello popolare a collaborare con Joao e Astrud Gilberto, con Tom Jobim e gli altri campioni della bossanova. Un’operazione fortunata sotto ogni punto di vista, fondamentale per aver creato una strada utile e battuta da tantissimo jazz venuto alla luce negli ultimi cinquant’anni, vale a dire una musica spesso aperta all’incontro. Getz ha realizzato quei lavori mantenendo ben salde le proprie premesse di partenza, ma aprendo al tempo stesso la possibilità di mettere in gioco stile e personalità per un approccio che si è rivelato quanto mai fertile. Come è ovvio, Stan Getz non è stato solo questo: negli anni cinquanta ha rappresentato una alternativa tanto al bebop quanto alle evoluzioni meno significative del jazz californiano. Se si vuole riassumerlo in una definizione è stato uno dei grandissimi del jazz e, fino alla fine della sua carriera, ha mantenuto fede al suo modus operandi, alla radice del suo stile, senza tentare goffe trasformazioni.
Paolo Recchia dal canto suo entra in modo gentile e rispettoso in questo mondo e lo fa con un atteggiamento simile, se si vuole. Tradizione e melodia sono i riferimenti attestati sin dall’apertura: l’intenzione è quella di smussare ogni spigolo, di rendere rotondo e fluido ogni passaggio. Recchia conferisce peso e importanza alla melodia e usa la tradizione per andare a cogliere quanto si possa ancora esprimere a partire da quel materiale. E nel fare questo, una volta chiarito il terreno su cui ci si muove, il trio non rinuncia ad inserire alcune spinte più energiche e a dare la giusta varietà al discorso sonoro, a dare spazio alla propria cifra interpretativa. Il tutto avviene naturalmente senza prese di posizione che risulterebbero fuorvianti, senza stravolgimenti stilistici che sarebbero senz’altro fuori luogo: la rilettura di Recchia, Bracco e Borrelli è rispettosa, senza essere supina, e cerca di trarre dal materiale tutte le chiavi possibili per dar spazio alla propria voce.
Scritto da Fabio Ciminiera [C] Jazz convention